Novità in Libreria: “Armenian – Aryans” di Enrico Ferri – Ebrei, Armeni e Razzisti – Il Mito del Sangue

Negli anni Trenta furono promulgate, prima in Germania (1935) e poi in Italia (1938), una serie di leggi in “difesa della razza”. Partendo dall’ipotesi di un’originaria lingua indoeuropea, s’immaginava un altrettanto ancestrale popolo ariano con caratteristiche psico-fisiche ed una visone del mondo tipici di una razza guerriera fondata su valori come il senso dell’onore, l’amore del rischio, la voglia di affermarsi e il rispetto della gerarchia; valori e stili di vita che ne avrebbero legittimato il primato. Tale popolo si sarebbe poi diviso in varie etnie, che ne conservavano i caratteri originari presenti in gran parte dei popoli europei. Negli anni trenta dello scorso secolo, partendo da questi fragili presupposti, attraverso una serie di pseudo-scienze, come la frenologia e la fisiognomica ed altrettante mal definite “dottrine della razza”, si stabilirono criteri di appartenenza o di esclusione alla “razza ariana” e, di contro, alle razze semite e non arie, tesi che costituirono le premesse ideologiche per la discriminazione, la segregazione e la persecuzione di interi popoli e comunità, come gli ebrei e i rom. Nello studio si ricostruisce questo complesso quadro in riferimento alle vicende della comunità armena in Italia e in Europa, esponendo ed analizzando i vari argomenti che furono presentati a favore e contro il carattere ariano del popolo armeno ed il contesto storico in cui questo dibattito si svolse.

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COMUNICATO STAMPA: L’Azerbaigian viola il confine dello Stato sovrano dell’Armenia

COMUNICATO STAMPA

Azione militare dell’Azerbaigian contro l’Armenia.

l’Azerbaigian viola il confine dello Stato sovrano dell’Armenia

”Condanniamo con fermezza le azioni militari messe in atto dall’Azerbaigian nel tentativo di infiltrazione nel confine dello Stato sovrano dell’Armenia, che hanno  causato diverse perdite umane”. E’ quanto si legge in un comunicato diramato dal Ministero degli Esteri armeno dopo che truppe azere hanno cercato di penetrare il confine armeno nella provincia nord orientale di Talish,  causando la morte di tre militari armeni, mentre gli aggressori  hanno lasciato sul terreno sette soldati.

Non è la prima volta che il dittatore Aliyev ricorre a simili «provocazioni» nel tentativo di far fallire tutti gli accordi di cessate il fuoco e far saltare il tavolo di trattative avviato dal Gruppo Minsk il quale vede come unica soluzione del conflitto Armeno-Azero quello del negoziato pacifico. Soluzione alla quale l’Armenia ha dato piena adesione ma che  il regime di Aliyev continua ad ostacolare con tutti i mezzi a disposizione.

E’ notizia di qualche ore fa, la firma da parte del Presidente azero del bilancio preventivo per le spese militari per l’anno 2017 che sono in netto aumento e raggiungono quota 1,6 miliardi di dollari (nel 2016 ammontavano ad 1,43 miliardi), e sono il  segno che Baku è intenzionata a perseverare nella sua politica belligerante infischiandosi delle raccomandazioni della comunità internazionale.

Sono anni che sulla stampa internazionale vengono segnalate violazioni dei diritti umani da parte del dittatore di Baku, giornalisti incarcerati senza ragione, cittadini privati della loro libertà,  perseguitati e torturati dal regime, per non parlare poi delle migliaia di profughi azeri che non ricevono alcun aiuto da parte dello Stato mentre la famiglia Aliyev continua a sperperare il denaro pubblico ed arricchirsi sulle spalle degli ignari cittadini, cercando di «comprare» all’estero una reputazione a suon di caviale.

Nel clima delle festività natalizie e di capodanno il Consiglio per la comunità armena di Roma nel condannare fermamente le azioni militare intraprese da tempo dal Governo di Baku ed in particolare dal dittatore Aliyev, si appella alla comunità internazionale ed in particolare a tutte le forze politiche italiane ed alla società civile affinché  facciano sentire la loro voce nelle sedi opportune per far tacere, una volte per tutte, le armi del dittatore Aliyev, e le provocazioni dallo stesso avanzate e scongiurare che il Caucaso possa diventare teatro di altre atrocità disumane che la guerra provoca.

Noi diciamo no alla guerra. No all’odio. No al prevalere degli interessi personali e statali sui valori umani. Diciamo no, con forza, alle azioni militari. Diciamo no alla violenza.

E diciamo si alla convivenza tra i popoli, al rispetto delle regole e delle leggi internazionali.

Diciamo si alla pace.

Consiglio per la comunità armena di Roma

Auguri di Cuore per un Natale pieno di gioia, serenità pace e speranza.

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AUGURI DI CUORE

PER UN NATALE

portatore di Gioia, Serenità, Pace e Speranza

 

 

 

 

Novità in libreria: E’ uscito il nuovo libro di Pietro Kuciukian “I disobbedienti. Viaggio tra i giusti ottomani del genocidio armeno”

Kuciukian Pietro

I disobbedienti

Viaggio tra i giusti ottomani del genocidio armeno
Prefazione di Marcello Flores

Perché raccontare le storie dei giusti ottomani?
L’azione di chi non ha partecipato, di chi ha detto no, di chi ha agito secondo coscienza vincendo l’indifferenza e la paura, oltre a costituire la denuncia del crimine che il governo turco ancora oggi nega, rende visibile la distinzione tra popolo e governo impedendo di riferirsi a un generico «popolo nemico» che si è macchiato del crimine di genocidio. Mostra che il fronte dei carnefici, nel male estremo, non è mai compatto e serve ai sopravvissuti armeni, ai loro figli e nipoti, per non diventare schiavi del risentimento, per non sentirsi i soli disperati portatori di una storia negata. Forse per perdonare senza dimenticare.

Anno: 2016 | Pagine: 224 | Edizione: Guerini e Associati

Gabriella Uluhogian ci ha lasciati.

Una delle esponenti di spicco della comunità armena italiana, insigne studiosa e appassionata di armenità,

Gabriella Uluhogian ci ha lasciati.

Nata in Italia da genitori armeni, parmense di adozione, per trenta anni docente all’Università di Bologna con la prima cattedra di lingua e letteratura armena (dal 1973), la professoressa Uluhogian ha svolto un’encomiabile

opera di divulgazione formando generazioni di armenologi e cultori della materia, prodigandosi a sostegno della causa armena anche con frequenti viaggi in Armenia nonché con iniziative benefiche come in occasione del terremoto del 1988.

L’ultimo riconoscimento è arrivato all’inizio del mese quando il suo pregevole saggio “Gli Armeni” ha vinto la sezione Saggistica del Premio AlessandroTassoni di Modena.

Catalogatrice di manoscritti armeni conservati in molte biblioteche italiane, è stata insignita nel 1996 dall’Accademia delle scienze dell’Armenia con il titolo di dottore honoris causa.

 

La sua scomparsa rappresenta per la comunità armena e la cultura italiana una grave perdita.

 

Il Consiglio per la comunità armena di Roma si unisce commosso al dolore della famiglia Uluhogian

ed a tutti coloro che l’hanno conosciuta e le hanno voluto bene.

 

  Un faro si è spento ma ha lasciato dietro di sè un raggio di luce che continuerà ad illuminarci.

“La mia Armenia” documentario a cura della giornalista Lucia Cuocci

La mia Armenia

La giornalista Lucia Cuocci, da poco rientrata da un lungo viaggio in Armenia, racconta in parole e immagini le impressioni raccolte in un Paese segnato dal ricordo di una terribile tragedia, ma anche ricco di un patrimonio cristiano dalle radici antichissime e attraversato da una profonda voglia di riscatto.
Ospite: Lucia Cuocci, giornalista e regista televisiva
Settimanale protestante a cura di Paolo Tognina

Soldi e caviale: così si comprerebbero i voti al Consiglio d’Europa (Corriere della Sera 21.11.16)

Per vedere la puntata clicca QUI

 

Secondo la Procura di Milano Luca Volontè avrebbe ricevuto 2 milioni e 39 0mila euro per orientare il voto e far ottenere la patente di Paese democratico all’ Azerbaijan, con cui l’Italia fa affari. Questa sera a Report, alle 21.30 su Rai3

di Paolo Mondani

“Chiunque può finire in prigione, anche per un like a un articolo che critica il governo” afferma Khadija Ismaylova giornalista e dissidente azera. Eppure l’Italia ci fa affari senza problemi. Con cento prigionieri politici, tra cui otto giornalisti, elezioni manipolate e una sola famiglia al potere da decenni questo è l’Azerbaigian, il Paese caucasico primo fornitore di petrolio italiano che si accinge a venderci anche il gas con il TAP in arrivo in Puglia.

Ma il governo azero sa anche coltivare le amicizie, ospitando politici stranieri che non disdegnano cadeau di lusso come il pregiato caviale del Mar Caspio. Così quando al Consiglio d’Europa, storico presidio dei diritti umani, il Paese finisce sotto accusa per il carcere facile agli oppositori, l’amicizia viene ricambiata. E l’assemblea dei parlamentari del Consiglio boccia il rapporto Strasser, dal nome del deputato tedesco che denunciava le detenzioni illegali. E che ricorda: “125 contrari, favorevoli 79.

L’aula era insolitamente piena: tutti i russi, tutti i turchi, molti spagnoli e molti italiani che votarono contro insieme ai conservatori e ad alcuni membri del gruppo socialista.” Christoph Strasser spiega che un ruolo centrale lo ebbe un politico italiano, capo del gruppo popolare, Luca Volontè.

Secondo gli inquirenti milanesi Volontè (ex deputato Udc) avrebbe ricevuto 2milioni e 390mila euro per orientare il voto. Molto più di una scatoletta di caviale, ma pochi spicci per l’Azerbaijan che così ha ottenuto il bollino di democrazia proprio dall’istituzione più prestigiosa che la tutela.

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Report, “soldi e caviale dell’Azerbaigian a Volonté (Udc) per … (Il Fatto Quotidiano 21.11.16)

Novità in libreria: E’ uscito il nuovo libro di Antonia Arslan «Lettera a una ragazza in Turchia»

Ricordare è una grazia e una condanna, raccontano i sopravvissuti all’Olocausto. È lo stesso per chiunque sia stato braccato dallo sterminio e ne abbia avuto ragione. Per la scrittrice Antonia Arslan è il genocidio armeno, la Storia, la memoria della madre, gioie, pene, aspettative frustrate di un popolo che nell’ostinarsi a testimoniare la propria epopea ha seminato sulle piaghe la speranza. Classe 1938, un passato da accademica confluito nella critica letteraria prima e poi nella narrativa con il felice La masseria delle allodole, la Arslan ricorda per professione di fede. Scrivo dunque sono. Il suo ultimo Lettera a una ragazza in Turchia (Rizzoli) è un dialogo in tre storie con il presente, l’hic et nunc in cui la violenza del passato può sottrarsi all’oblio e trovare la catarsi

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“Tu devi avere un coraggio nuovo, mia ragazza di Turchia. Ti vogliono rimandare indietro a tempi lontani, mentre a te piacciono capelli al vento e gonne leggere, ascoltare musiche forti, andare a zonzo con gli amici e sentirti uguale a loro. Vorresti lottare a viso scoperto. E invece dovrai scoprire di nuovo il coraggio sotterraneo dei deboli, l’audacia che si muove nell’ombra, e cercare nella tua storia antica le ragioni e la forza per sopravvivere.”Queste le parole di Antonia Arslan nella sua lettera immaginata a una ragazza turca. Con la maestria che è solo dei grandi narratori, Antonia Arslan ripercorre le vicende delle sue antenate armene, tessendo un racconto che si dipana attraverso un filo teso dai tempi antichi per arrivare fino ai giorni nostri. Perché la paura subdola che ci colpisce ogni giorno, le oscure premonizioni che si propagano da Oriente a Occidente, da Istanbul a Bruxelles, sono le stesse delle donne armene che si sono sacrificate in nome della libertà. L’antidoto contro la paura è la memoria, è il tappeto di storie di chi ha subìto un ribaltamento del suo mondo all’improvviso. L’autrice della Masseria ci regala un libro intimo, attualissimo, un viaggio straordinario in cui ridà vita alle vicende di donne che combattono per il proprio futuro e per restare se stesse.

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VENEZIA – dal 5 nov al 14 dic 2016 – Armenia: una civiltà di frontiera (Quarto Ciclo – 2016)

Programma del nuovo ciclo di incontri “Armenia. Una civiltà di frontiera”, che si svolgerà dal 5 novembre al 14 dicembre presso la Loggia del Temanza,

Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena, Venezia, Dorsoduro 1602 (Corte Zappa).

Vedi programma

COMUNICATO. Preoccupazione e condanna per l’azione autoritaria del governo turco.

COMUNICATO

Il Consiglio per la comunità armena di Roma apprende con sgomento la notizia della retata notturna che ha azzerato la classe dirigente del partito curdo Hdp e portato all’arresto di deputati e dirigenti.
Esprime preoccupazione per l’ennesima azione autoritaria del governo turco che sta portando la Turchia sull’orlo della dittatura. La repressione nottetempo della leadership curda ricorda molto da vicino quella a danno della comunità armena di Costantinopoli che il 24 aprile 1915 diede inizio alla campagna genocidaria del governo ottomano.
Il Consiglio per la comunità armena di Roma auspica da parte delle istituzioni italiane e dei media una ferma condanna per quanto sta accadendo in Turchia e per ogni forma di quel negazionismo del genocidio armeno che ancora oggi caratterizza la politica di Ankara
Il Consiglio esprime solidarietà alla comunità curda in Italia e rinnova la sua vicinanza a quella componente democratica della società turca che non condivide quanto sta accadendo nel proprio Paese.

Roma 04 novembre 2016


Rassegna stampa

Turchia, in carcere 11 membri del partito pro-curdo Hdp La Ue: «Democrazia compromessa» (Corriere della Sera 04.11.16)

Turchia, arrestati in blocco dirigenti e parlamentari del partito curdo Hdp (Lifegate.it 04.11.16)

Turchia, arrestati leader partito filocurdo. Autobomba a sede polizia: otto morti. Ue: “Segnale spaventoso. Democrazia a rischio” (Repubblica.it 04.11.16)

Turchia, arrestati leader partito filo-curdo. Gentiloni e Mogherini “preoccupati”… (L’Occidentale 04.11.6)

Turchia: M5S, siano rispettati diritti opposizioni in Parlamento (Il Foglio 04.11.16)